Teatro di Documenti
La storia
Il Teatro di Documenti, nel cuore del quartiere di Testaccio a Roma, è stato progettato e costruito da Luciano Damiani, che viene riconosciuto come il massimo scenografo del Novecento e uno dei più innovativi artisti teatrali di tutti i tempi.
Damiani, dopo aver lavorato nei principali teatri di prosa e di lirica del mondo, decide di creare uno spazio che possa esprimere la sua idea di teatro, uno spazio che, senza rinnegare il passato e la tradizione, diventi il “teatro che prima non esisteva”.
La configurazione delle sale, nel rispetto di un‘acustica eccellente, rende il teatro luogo ideale anche per concerti e spettacoli musicali.
Il Teatro di Documenti, definito “gioiello architettonico”, è un capolavoro di architettura teatrale.
Chi siamo
L‘Associazione Teatro di Documenti è stata fondata nel 1988 da Luciano Damiani, Luca Ronconi e Giuseppe Sinopoli.
Damiani ha diretto il Teatro di Documenti fino alla sua scomparsa, nel 2007; da allora il direttore artistico è Carla Ceravolo che ha collaborato per oltre vent‘anni con Damiani.
Offrire forme concrete di opportunità e valorizzazione di giovani artisti è un impegno costante dell‘Associazione.
Il Progetto Teatro dell‘assistere, del partecipare, della libera scelta, primo classificato dal Comune di Roma al bando per i teatri sotto i 100 posti, col quale giovani scenografi, musicisti, registi, hanno potuto realizzare installazioni–spettacolo da loro ideate.
E da sette anni si è aperto a un genere innovativo, il teatro–opera, che porta in scena l‘opera lirica in un allestimento piú agile avvicinando alla grande musica e al bel canto quel pubblico che, per soggezione culturale o esorbitanza di costo, non frequenta i teatri lirici.
lo spettacolo Trachinie che sarà in scena al Teatro di Documenti dal 18 ottobre.
Vi riserviamo biglietto ridotto di 12€, (3€ tessera stagione TdD).
dal 17 al 27 ottobre
TRACHINIE, di Sofocle. Regia di Walter Pagliaro. Traduzione di Salvatore Nicosia.
Musiche di Richard Wagner. Costumi di Annalisa Dipiero. Con Micaela Esdra, Cristina
Maccà, Fabrizio Amicucci, Elisabetta Arosio, Fabio Maffei, Valeria Cimaglia. Prod.
Centro Diaghilev - Associazione Culturale Gianni Santuccio.
Trachinie è una tragedia sconvolgente, forse la meno nota di Sofocle ma sicuramente la più sorprendente.
La protagonista non è un'eroina come Antigone o Elettra, ma una donna apparentemente comune: potremmo
definirla oggi, una madre di famiglia. Deianira è una moglie che aspetta da quindici mesi il ritorno del marito,
ma durante questa lunga assenza non ha smesso di indagare sui pericoli connessi a una così misteriosa
lontananza: infatti anche lei, come Edipo, è turbata da enigmi e ambigui oracoli che si sforza di interpretare.
Dai primi versi del dramma apprendiamo che tutta la sua vita è stata la dolorosa sottomessa attesa di un
uomo inafferrabile e incontenibile, brutale e infedele, rovinoso e salvifico al tempo stesso. Deianira è la
moglie di Eracle, ovvero la compagna di un uomo pazzesco, così impegnato a ripulire il mondo dai mostri
da diventare egli stesso un mostro! Quando la tragedia comincia, Eracle il semidio, sta per tornare al termine
delle sue dodici fatiche ma si fa precedere da una prigioniera bellissima, lole, che sembra poter assumere
nella casa il ruolo di una nuova sposa. L'arrivo di questa giovane figura, avvolta in un sinistro velo nuziale,
lacera la compostezza razionale di Deianira che comincia a perdere il controllo di sé: travolta dal ricordo
violento del suo incontro con lo sposo, quando giovane come lole, era stata vinta da Eracle in un bestiale
duello, si lascia andare alle sue più folli risorse. Scova in uno scantinato un'ampolla contenente il sangue di
un Centauro, ucciso da Eracle con una freccia intrisa nel veleno dell'Idra e, ritenendolo un potente filtro
erotico, bagna con esso la tunica che invia a Eracle come dono per il suo ritorno. Ma quel filtro non riaccende
la passione amorosa del marito, come le era stato promesso dal Centauro Nesso, ma si rivela invece un
potente veleno ustionante che brucia il corpo di Eracle, determinando la catastrofe. Lo spettacolo prova a
interrogarsi sulle motivazioni che spingono la donna a distruggere lo sposo. La Deianira cui pensiamo,
appartiene alla nostra contemporaneità ma non alla quotidianità: è una creatura visionaria, ossessionata da
una sua personale mitologia.