TEATRO ARGOT STUDIO
Tel. 06/5898111
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C’è stato uno spazio, a Roma, che in anni insospettabili e anticipatori ha permesso di fare teatro con l’immediatezza dei colpi di testa, col concorso di attori di culto, con le drammaturgie da instant-theatre, con la dimestichezza di cordate di artisti-amici, di avventure poi cresciute a eventi nazionali, e con un concorso di branchi folti e inediti di pubblico.
Questo spazio così elastico e avveduto, così trampolino e meeting point, così fabbrica e palestra, così galleria e Village, questo spazio che creò mode e modelli, che lanciò sistemi aggregativi e frontiere elaborate o disincantate del linguaggio, che si liberò di ideologie per mettere in produzione idee, e che mutò la mappa della nuova scena a Roma e, direi, in Italia, questa stanza di compensazione della scrittura, della voce e della regia in un quadro di club culture che rendeva tutti (artisti, addetti ai lavori e spettatori) responsabili di pratiche nuove, di tensioni nuove, di crisi nuove, di sarcasmi nuovi, di scandali nuovi, di autoreferenzialità nuove, di internazionalità nuove, di poetiche nuove e di appartenenze nuove, questo luogo che esercitò risonanze e che diffuse un’identità formativa e informativa tale da segnare una svolta, questo campo da gioco per partite irrituali ma clamorose era una piccola sala nel quartiere Trastevere, l’Argot Teatro.
Una struttura ideata e condotta fin dalla metà degli anni Ottanta da un attore-regista, Maurizio Panici, che ebbe l’intuito di rendere fluida la programmazione, di creare una casa per gli artisti giovani, senza pretendere un tesseramento della ricerca. Il risultato di spettacoli, incontri, formule e progetti fu quello di svecchiare un panorama troppo elitario delle pur gloriose (e necessarie, a suo tempo) cantine romane. Senza dar vita, in questo processo di volta pagina mai polemico e mai violento, a un ennesimo catalogo disciplinato di tendenze, tanto è vero che non riesco, pur essendo stato un testimone assiduo di tutte quelle stagioni, a fissare nette coordinate, a sintetizzare un manifesto, a teorizzare un indirizzo.
Il fatto è che l’estrema novità dell’Argot Teatro consistette, vent’anni fa e in appresso, nel mescolare con avvedutezza le carte per far sì che il teatro diventasse un’attività creativa e consorziale spontanea (o quasi) contro lo stress del formalismo quotidiano, non dando regole ma istituendo un terreno neutro ospitante o negante tutte le regole. Dunque la storia dell’Argot è una storia di emozioni, di scoperte, di imprinting e di scelte (e ricordi) di nuova sensibilità. Dunque non m’è possibile tirare le somme ma m’è facile ricostituire flash, tratteggiare episodi emblematici, soffermarmi su sintomi che erano nell’aria, che si respiravano tra quelle mura trasteverine sempre gremite, chiacchierate, ambite.
Per i vostri associati, siamo lieti di proporre una speciale riduzione sul costo del biglietto. A fronte di un prezzo di listino di 15€, e del costo della tessera associativa di 5€, offriamo un biglietto ridotto a 12€ che include anche la tessera associativa. Questa agevolazione sarà valida per tutta la stagione 2024/2025.
Come aderire alla convenzione
Ognuno potrà prenotare il proprio posto inviando una mail all’indirizzo info@teatroargotstudio.com, specificando il proprio nome e il diritto alla convenzione. Sarà necessario attendere una conferma di avvenuta prenotazione.
https://www.teatroargotstudio.com/argot-40/
Quali sono le mie radici? Sto cambiando? Chi sono io?
Con la rassegna Green Days - Cosa resterà di noi? potrai: rispondere alle domande più esistenziali di sempre; scoprire un teatro situato all’interno di un condominio nel cuore di Trastevere; vedere 5 spettacoli selezionati da una Direzione Artistica partecipata Under 25. Devi solo segnarti…
…Gli appuntamenti in programma:
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15 e 16 marzo: anonimasequestri di Leonardo Tomasi
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26 e 27 aprile: Funambole di Matrice Teatro
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3 e 4 maggio: Primavera e altre stagioni di Jacopo Neri
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11 maggio: Estate di una notte di mezzo sogno di Pietro Cerchiello e Nicola Lorusso
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24 e 25 maggio: Quando Diventerò Piccolo di Sergio Beercock
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Leonardo Tomasi, con la sua ironia caustica, racconta il paradosso della vita d’attore, un inseguimento costante della “parte” che si trasforma paradossalmente in un’attività criminale di successo.
Arrabattandosi tra provini per fiction sul banditismo e spot turistici, due trentenni sardi provano a sbarcare il lunario cercando il ruolo più adatto a loro. Ispirati da un contorto senso identitario, armati di berritas e birrette Ichnusa, i due organizzano finti sequestri di persona, in onore dei vecchi fasti della propria terra.
L’associazione culturale e a delinquere si rivela di successo, ma cosa accade quando il ruolo terroristico inizia a coincidere con la loro identitm? In scena c’è un tavolo, una banda di criminali, qualche pacco di patatine, delle bottiglie di Ichnusa e un ingombrante orgoglio sardo. In un misto fra teatro documentario, sagre di paese e film poliziotteschi anni '70, i banditi provano battute, studiano piantine, organizzano il piano per il prossimo colpo, davanti a un pubblico complice e sequestrato.
anonimasequestri è la richiesta di un riscatto identitario; è il rapimento di ignoti; il tentativo fallimentare di darsi alla macchia nella speranza di venire arrestati, segnalati, chiamati per nome.